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I primi insediamenti umani, secondo l’archeologo Lorenzo Quilici, risalgono all’età paleolitica ed a quella del bronzo. Successivamente questa rupe di tufo divenne sito di una gloriosa cittadella menzionata da Virgilio nel libro VI dell’Eneide “Collatinas imponent montibus arces”. La ricordano inoltre Cicerone nella sua “De Legge Agraria”, Strambone e Plinio il Vecchio. Collatia, antica città di remote origini etrusche, già scomparsa ai tempi della Roma Imperiale, è individuata a Lunghezza da studiosi come l’Ashby ed il Tommasetti. Se loro teoria è esatta, nel sottosuolo del Castello di Lunghezza vi sarebbero ancora custoditi i luoghi in cui si svolsero avvenimenti che precedettero la cacciata dei Tarquini da Roma da parte di Bruno Collatino, fiero guerriero e signore della cittadella, marito amoroso della dolce Lucrezia che si uccise dopo essere stata oltraggiata dal vile Sextius figlio di Tarquinio il Superbo. Su queste rovine della memoria inizia l’evoluzione che, come una macchina del tempo, ci porterà fino ai nostri giorni. Ed ecco allora nel I sec. d.C. ci ritroviamo in una sontuosa villa romana contemporanea alla villa dell’imperatore Adriano, i cui ruderi ancora ben conservati sono ad appena quindici chilometri da Lunghezza.
Collatia, l’attuale Lunghezza, quindi ebbe un passato glorioso e rinomato. Era una tra le città più antiche del Lazio, colonia di Alba Longa, viene più volte citata negli scritti riguardanti la storia più antica di Roma soprattutto per quella relativa al regno di Tarquinio Prisco (616 a.C. – 579 a.C.) durante il quale fu conquistata.